venerdì 19 febbraio 2016

Passi di William Gibson, “Monna Lisa Cyberpunk”


“Il fantasma era un dono d’addio di suo padre, portatole da un segretario vestito di nero nella sala delle partenze di Narita. Durante le prime due ore di volo verso Londra, restò come dimenticato nella sua borsa. Era un oggetto liscio e scuro di forma allungata, un lato portava impresso l’onnipresente logo della Maas-Neotek, l’altro, invece, era curvo, per adattarsi al palmo della mano.”

“Ma Kumiko avrebbe visto molte volte le gru, dopo, in sogno; erano ori“origami, oggetti geometrici ricavati da fogli di neon piegati, uccelli candidi e rigidi che volavano alti sul paesaggio lunare della follia di sua madre”

“Lei non aveva risposto, era corsa via a nascondersi in un posto che solo lei conosceva, il labirinto della più piccola delle macchine pulitrici. Ticchettarono intorno a lei tutta la notte, illuminandola a intervalli regolari con i laser rosa”

“Mentre l’hovercraft avanzava verso la Fabbrica, Slick udì Little Bird allontanarsi nell’ombra, raschiando con la suola dei pesanti stivali la polvere e i trucioli di metallo.
Vide, attraverso una polverosa lastra di vetro superstite, il veicolo che si abbassava sul cuscino d’aria e si fermava di fronte alla Fabbrica, scricchiolando ed emettendo vapore.”

“L’uomo aveva una serie di elettrodi attaccati con cerotti sulla fronte; un cavo nero gli era stato inserito in una presa dietro l’orecchio sinistro, e pendeva lungo il bordo della barella. Slick lo seguì con lo sguardo, fino a incontrare la pesante apparecchiatura grigia montata sulla struttura. Un simstim? Non ne aveva l’aspetto. Una specie di deck ciberspazio?”

“«Non so che cosa fare.»
«Volta l’unità.»
«Cosa?»
«Sul retro. C’è un incavo a forma di mezzaluna. Infila l’unghia del pollice, e gira.»
Si aprì uno sportellino. Microinterruttori.
«Punta l’indicatore A/B su B. Usa qualcosa di sottile, di appuntito, ma non una penna a sfera.»
«Una che?»
«Una penna. Per via dell’inchiostro e della polvere; rovina i circuiti. Uno stuzzicadenti sarebbe l’ideale. Così è programmato per registrare automaticamente al suono della voce.»”



“Restò disteso pensando al problema della sega circolare del Giudice. Il polso tendeva a deformarsi ogni volta che si cercava di tagliare qualcosa di più spesso del cartone. Nel progetto originale Slick aveva previsto che le dita fossero articolate ciascuna terminante con una microsega elettrica, ma per varie ragioni aveva dovuto rinunciarvi. L’elettricità non era soddisfacente. Non era sufficientemente fisica. L’aria era quello che ci voleva, grandi serbatoi d’aria compressa, oppure un motore a combustione interna se fosse stato possibile trovare i pezzi”







Nessun commento:

Posta un commento